Era un caldo giorno di novembre del 1918 e, per le colorate strade di Santo Amaro, in Brasile, si aggirava un giovane nero e forte: Manoel Henrique Pereira, meglio conosciuto come Besouro.
Besouro in portoghese significa “coleottero”.
Ma allora, perchè ad un virtuoso giovanotto venne dato un soprannome così apparentemente ridicolo?
Dovete sapere, che Besouro ebbe un grande maestro di Capoeira, uno dei più saggi e valorosi dell’epoca, il suo nome era Tio Alípio (Zio Alípio).
Nonostante la sua grande saggezza, però, Tio Alípio, aveva anche una debolezza: adorava in maniera smisurata tutti i suoi allievi, perché li aveva cresciuti nella Capoeira come se fossero suoi figli, sin da quando erano bambini, e il giovane Besouro, era il suo prediletto.
Anche se Besouro arrivava sempre in ritardo agli allenamenti, il Mestre non lo sgridava mai, infondo, quando lo mandava a chiamare, lui li raggiungeva in un lampo: Besouro, era così veloce che poteva andare da Maracangalha a Santo Amaro (due città molto lontane) in un istante.
Questa era la sua maggiore qualità, che gli permetteva di scappare sempre da altri cattivi malintenzionati che tentavano di catturarlo, ma anche dalla Polizia, la quale, a quell’epoca, era spesso ingiusta e puniva anche i buoni.
Lui volava via, scompariva nel nulla, si dissolveva in un istante, proprio come un coleottero!
Tio Alípio teneva molto alla disciplina e all’autocontrollo dei suoi allievi, eppure, a Besouro perdonava molte cose, anche quando si faceva trovare nel bel mezzo di una rissa, come spesso accadeva.
“Besouro!” gli disse un giorno Tio Alípio tutto affannato dopo una corsa,
“Cosa hai combinato di nuovo?”
“Non è stata colpa mia Maest…”
“…Ummm…non mi raccontare bugie, figlio mio, la locandiera mi ha detto che sei stato proprio tu ieri sera quello che ha scatenato la rissa.”
“ Si, ma…ti posso spiegare…”
“lo so Besouro che tu hai sempre intenzioni nobili e so che difendi i più poveri, ma non puoi agire così, la violenza non risolve sempre tutte le cose.”
Ma Besouro era fatto così, non poteva sopportare di vedere un’ingiustizia senza fare niente.
Qualche anno prima fu addirittura cacciato dall’esercito brasiliano per aver disobbedito ad un suo superiore, pur di non far male ad un povero mendicante. Ebbene sì! In passato Besouro era stato un soldato della famosa armata della cavalleria.
A quei tempi infatti, sia i soldati che i poliziotti andavano a cavallo per essere più veloci dei furfanti, anche se lui, ovviamente, era ancora più veloce dei cavalli.
Era domenica ed era un giorno di preghiera.
Besouro era protetto dagli spiriti degli antenati, portava al collo un amuleto magico che lo proteggeva, il suo Patuà.
Si dice che era proprio quello a renderlo invincibile!
Non solo era veloce come un fulmine, ma il suo corpo era anche protetto: niente poteva trafiggerlo, nemmeno le lame, nemmeno i colpi di pistola.
La domenica, era anche il giorno della roda di Capoeira.
Molti giovani della sua età si trovavano in un angolo di giardino un po’ isolato, dietro alla Praça Floriano Peixoto, la piazza principale della città, dove delle bellissime donne formose, vestite di bianco, vendevano Vatapà e Acarajé, due gustosissimi piatti tradizionali.
I tempi però non erano dei migliori per giocare Capoeira.
Come da sempre nella storia, purtroppo, per colpa di pochi ci rimettono in molti: alcuni usavano la Capoeira per commettere piccoli furti, altri erano veri e propri banditi. Il governo perseguitava chiunque facesse Capoeira, buono o cattivo che fosse e la polizia era molto severa.
Niente poteva però fermare i giovani come Besouro dal mantenere viva la loro passione.
Così, ogni qual volta avessero un po’ di tempo per stare insieme, si dedicavano alla Capoeira.
Nel pomeriggio, gli allievi di Tio Alípio e altri amici di Besouro si ritrovarono tutti insieme: stesso posto e stessa ora di sempre.
Besouro arrivò poco dopo tutti gli altri, anche se, ovviamente, era stato l’ultimo a partire da casa.
Siri de Mangue e Canário Pardo presero per primi gli strumenti (a loro piaceva iniziare sempre suonando) Besouro, invece, amava essere il primo ad aprire la roda.
Avrebbero dovuto stare molto attenti a non farsi scoprire, ma loro avevano un piano perfetto (o quasi).
La roda si svolgeva sempre sotto ad un grande albero, sul quale un ragazzino si arrampicava per fare da vedetta, in caso arrivasse la Cavalaria (la polizia a cavallo).
Non appena egli si fosse accorto dell’arrivo dei poliziotti, avrebbe avvisato chi teneva il Berimbau, perché suonasse il ritmo di allerta, prima che si avvicinassero troppo.
Tio Alípio era a conoscenza di tutto, ma non era troppo contento di quel che succedeva, specialmente perchè veniva sempre coinvolto un ragazzino, soprannominato Cobrinha Verde (cobra verde).
Qualche mese prima, Cobrinha Verde, era andato coraggiosamente da Besouro chiedendogli di poter partecipare alla roda e lui gli aveva risposto che era troppo presto e che doveva ancora allenarsi molto ma, nel frattempo, avrebbe potuto aiutarli, facendo da sentinella.
Cobrinha Verde, che in quel momento aveva suppergiù otto o nove anni, non ci pensò due volte e accettò di buon grado, felice di essere tra le grazie del leggendario Besouro.
Poco dopo che la roda ebbe inizio, Cobrinha Verde vide delle sagome del drappello a cavallo avvicinarsi sempre di più, non apparivano nemmeno troppo piccole, quindi erano già molto vicine.
Bastò un attimo per dare il segnale e Maria, la quale stava suonando il berimbau e cambiò immediatamente ritmo. Il ritmo di allerta, si chiama Cavalaria, e ricorda il rumore dei cavalli al galoppo.
In pochissimo tempo, tutti gli amici nascosero gli strumenti per fingere di giocando a domino, con delle pietre, un piano perfetto!
L’irruzione dei poliziotti, tuttavia, creò nell’aria un’atmosfera diversa dal solito, più pesante, come se stesse per succedere qualcosa di brutto.
“Chi di voi è Besouro?” chiese un poliziotto “Siamo venuti a prenderti per portarti al commissariato!”
“Sono io Besouro!” rispose senza mostrare alcun timore
“Non sto facendo nulla di male e, se vuoi pensate che io abbia fatto qualcosa di proibito, fuori le prove! ”
“Ti sbagli mio caro, non mi servono prove, per colpa tua ho già avuto molte grane ed ora rischio di essere retrocesso a poliziotto semplice! E mi toglieranno Furia, il mio prezioso cavallo!” “Questa volta ti porterò con me, su vieni e non fare troppe storie!”
Besouro scoppiò in una fragorosa risata.
Tutti quelli lì intorno avevano paura, ma lui no.
“Non mi consegnerò alla polizia, che cosa pensate di farmi?”
In un attimo i poliziotti lo accerchiarono, puntandogli contro le pistole.
“Allora Besouro!? Vieni con noi o no?”
Lui rise ancora più forte.
A spegnere il fragore della sua risata, ci furono nove spari, nello stesso momento, tutti verso di lui, che fecero un enorme trambusto.
I suoi compagni, anche loro capoeristi, non si spostarono di un millimetro ed erano già pronti a vendicarlo, quando, improvvisamente, videro il suo volto spuntare dalla grande nube di fumo creata dagli spari.
Ecco che Besouro, con il corpo protetto dal patuà, il suo potente talismano, era uscito dalla sparatoria completamente indenne!
Tutti rimasero sbalorditi mentre Besouro se ne andava via canticchiando, ridendo sotto i baffi, schernendo ancora di più il poliziotto e i suoi amici si misero a seguirlo sulla via di casa, orgogliosi del loro compagno, che consideravano un eroe.
Per tutto questo tempo, Cobrinha Verde era rimasto sull’albero e scese proprio quando i poliziotti erano ancora lì sotto.
“ I poliziotti sono pappe molli” pensò dopo quello che aveva visto, “ Non possono fare niente contro un capoerista e io sono uno di loro, me lo ha detto Besouro!”.
Pochi secondi dopo, uno dei ragazzi, che voltandosi aveva visto la scena, gridò: “Besouro! Quei vigliacchi hanno preso il ragazzino!”
Questa volta, Besouro ebbe realmente paura. Nonostante fosse una testa calda, era molto sensibile alla violenza nei confronti dei più deboli e si sentiva responsabile della faccenda.
Tio Alípio lo aveva avvisato molte volte, ma lui non lo aveva mai voluto ascoltare. Cosa avrebbe pensato di lui Tio Alípio se fosse successo qualcosa di brutto a Cobrinha Verde? Cosa avrebbe pensato tutta la città? Avrebbe mai più potuto considerarsi un vero capoerista?
Corse subito indietro, ma, nemmeno con la sua velocità supersonica, tornò in tempo per vedere dove erano andati i poliziotti.
In questa situazione, solo una persona lo avrebbe potuto aiutare. Sarebbe stata dura, ma non aveva altra scelta che raccontare tutto al suo maestro.
Tio Alípio era alla locanda, informato già dell’accaduto, aveva sentito delle voci …, e poi, lui sapeva sempre tutto! (Infatti non era mai saggio tentare di nascondergli qualcosa …)
La sua faccia cupa lasciava trapelare che era molto arrabbiato.
“Maestro!” gli disse Besouro “E’ successo qualcosa di brutto giù in piazza.” “So già tutto! Come hai potuto lasciare che lo prendessero?” “Perchè non ti sei guardato indietro?”
“Ero felice di essermi preso gioco di loro e mi sono dimenticato del ragazzino, ho fatto un grave errore maestro, ma non lo farò mai più!”
“Ora devi andare a salvarlo Besouro!”
“Si ma, come lo trovo?”
“Chiedi agli antenati, loro parlano con te, tu sei speciale per loro, ti sapranno indicare la strada.”
E così fece: iniziò a pregare, ed improvvisamente, vide una folata di vento alzare la polvere e le foglie di fronte a lui, che spostandosi, gli indicava la strada.
Seguì la scia e, fortunatamente, riuscì a raggiungere Corbina Verde e i poliziotti prima che arrivassero al commissariato.
“Fermi!” gli intimò.
I poliziotti si girarono increduli, a bocca aperta.
Cobrinha Verde era legato con una corda alla schiena di uno dei poliziotti a cavallo.
“Fermo tu Besouro!” disse il poliziotto “Se farai un solo passo falso, per il ragazzino si metterà male.”
Cobrinha Verde iniziava ormai a comprendere la gravità della situazione e ad avere paura.
Besouro, rivolgendosi al poliziotto disse: “Tu ancora non hai capito chi sono, sai perchè mi chiamano Besouro?”
“Perché sei da schiacciare come uno scarafaggio?” rispose sogghignando il poliziotto, seguito da tutti gli altri.
Besouro non si prese nemmeno la briga di rispondere e con la rapidità di una saetta, liberò il ragazzo e portò via tutte le armi ai poliziotti.
Fu così veloce che nessuno riuscì a vederlo prima che avesse terminato. Non totalmente soddisfatto della sua vendetta, stese a terra il poliziotto con un martelo cruzado, il suo famoso calcio volante, e si prese pure Furia, con il quale tornò in città assieme a Cobrinha Verde.
Tutti in città sapevano a chi apparteneva quel cavallo, così, il commissario della polizia cacciò tutti i nove poliziotti.
Besouro accompagnò personalmente a casa il piccolo Cobrinha Verde, in modo da poter chiedere scusa a tutta la sua famiglia per averlo messo in pericolo.
Prima che i due varcassero la soglia della porta, Cobrinha Verde gli chiese “Besouro, anche io potrò diventare come te un giorno?”
“Potrai diventare anche più bravo di me” gli rispose lui “basta che seguirai sempre gli insegnamenti del tuo maestro e non farai i miei stessi errori” “Besouro…” continuò il piccolo “Ma sei tu il mio maestro?” Fino ad allora Besouro non aveva mai pensato di poter essere lui il maestro di qualcun altro, ma, commosso dalla richiesta del ragazzino, accettò di buon grado.
“E se ti prenderanno?, come farò senza il mio maestro?” chiese infine il ragazzino.
“Nessuno riesce a prendere Besouro!” rispose il leggendario capoerista.
“Prima o poi lo prenderemo” disse il capo della polizia.
- Valentão
Scritto da: Elisa Gnecchi